L’importanza del preparatore atletico e sportivo nell’equitazione
Nonostante l’equitazione non sia uno sport popolare, può contare decine di migliaia di appassionati. Stime attendibili ci rivelano che in Italia ci sono circa 500 mila cavalli di proprietà e questo ci dice che altrettanti cavalieri, professionisti e non, nutrono un grande amore per questa pratica sportiva, che come poche è capace di creare un legame profondo tra l’uomo e la natura.
Quando si pensa alle corse, ai salti o a varianti come il Polo, spesso e volentieri ci si sofferma ad ammirare questi splendidi animali sprigionare la loro forza, la loro imponenza e l’eleganza che li contraddistingue.
Il cavallo è un autentica macchina atletica, proprio per le sue eccezionali caratteristiche evolutive. Può sottoporsi a gare di Endurance della distanza di 160 Km, ha la capacità di superare ostacoli alti più di 2,40 m e raggiungere i 75 Km/h. E questi risultati non arrivano per un puro caso.
Come qualsiasi atleta di alto livello, il cavallo è costantemente seguito da allenatori professionisti che organizzano e programmano in ogni dettaglio gli allenamenti.
E il cavaliere? Non può di certo svolgere un ruolo passivo in quello che viene definito il “binomio”. Stare in sella a un animale che arriva a misurare anche un metro e ottanta al garrese e pesare mediamente mezza tonnellata, non è cosa semplice.
Che si tratti di una monta da lavoro (la classica western) o una monta sportiva (all’inglese), il cavaliere deve ricercare l’assetto migliore affinché possa:
- Comunicare all’animale la fiducia che ripone in esso e di conseguenza la predisposizione del cavallo a sottomettersi o rifiutare i comandi;
- Essere in grado di usare liberamente mani e gambe;
- Essere nelle condizioni ottimali di spostare il proprio peso per variare direzione e andatura.
Il Trainer ha con se quel bagaglio di competenze che gli consente di seguire il cavaliere/atleta nella preparazione atletica, dove ogni aspetto viene preso in considerazione e di conseguenza migliorato, da quello puramente fisico a quello mentale.
Prendiamo questi quattro fattori condizionanti:
- Resistenza. O meglio Forza Resistente! Cioè quella capacità di resistere a un dato carico di lavoro protratto nel tempo, che si tratti del carico interno (cioè il nostro corpo) piuttosto che il carico esterno che è rappresentato dalla mole attiva del cavallo. Per avere dei riferimenti temporali, i processi metabolici della forza resistente si innescano dal 10mo secondo fino a oltre i 10 minuti di gara. I metodi più usati per allenare questa capacità è il lavoro intervallato o Interval Training e il metodo a circuito o Circuit Training.
- Rapidità. E’ quella capacità motoria di eseguire gesti atletici nel minor tempo possibile. A livello neuro-motorio avviene un reclutamento delle fibre muscolari bianche, tipiche della contrazione rapida. Nel caso specifico del cavaliere, questo aspetto è importante affinché si abbia l’abilità di cambiare velocemente assetto sul cavallo in pochi secondi, a volte anche frazioni di secondo. Per allenare la Rapidità il Trainer sottopone il cavaliere a metodi usati per sviluppare la Forza Massimale. La preparazione e l’apprendimento delle tecniche del sollevamento pesi possono essere un ottimo compromesso per migliorare queste capacità.
- Flessibilità. Più le articolazioni hanno capacità di movimento, più è alta la possibilità di migliorare altri aspetti come Forza e Rapidità. Il metodo più usato è lo Stretching, in particolare lo Stretching Statico.
- Mental Training. Con l’aiuto del Mental Coach il cavaliere può migliorare sensibilmente la capacità di concentrazione, abbassare notevolmente i livelli di ansia, accrescere la consapevolezza dei propri mezzi. E tutto in un contesto molto interessante e affascinante, poichè il cavallo ha il potere di amplificare tutti questi aspetti.
Se io penso al cavallo io penso all’uomo, li vedo come un elemento unitario. I loro destini li vedo fusi, perché in effetti per migliaia di anni lo sono stati.
Danilo Mainardi, Del cane, del gatto e di altri animali, 1996
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